Tempi difficili per la libertà di stampa

Il Becco Giallo era una rivista satirica italiana che in questa vignetta tematizza la censura imposta alla stampa. © Gabriele Galantara in Il Becco Giallo del 18 gennaio 1925

Il Nuovo Trentino denuncia la censura ingiustificata
Nel 1925, il regime fascista intensificò la sua repressione contro la stampa libera, aumentando la censura, fino a causare la chiusura di giornali e riviste critici nei confronti del regime. Queste misure severe colpirono, tra gli altri, i quotidiani Il Nuovo Trentino e La Libertà in Trentino, ma anche il Bozner Nachrichten e Der Landsmann in Sudtirolo, oltre a numerosi altri giornali e riviste, che già nell'autunno del 1925 furono costretti a cessare la loro pubblicazione. Con la nuova legge sulla stampa del 31 dicembre 1925, anche il destino di tutti gli altri giornali non ancora sottomessi al regime fu segnato: da quel momento in poi, i giornali e le riviste potevano essere pubblicati, solo se avevano un responsabile riconosciuto dal prefetto.
In precedenza, i giornalisti si erano ribellati contro la censura sempre più arbitraria, insistendo sul diritto alla libertà di espressione, come fece Il Nuovo Trentino, che nell’edizione del 4 aprile 1925 prese posizione sul sequestro avvenuto il giorno precedente:
“Il nostro sequestro di ieri
È stato motivato come i lettori avranno visto nel decreto pubblicato in seconda edizione, per aver ospitato un comunicato della Federazione Provinciale Combattenti in polemica col Sig. Abate, delegato compartimentale della Federazione Nazionale Ferrovieri Combattenti.
Non pensavamo che tale comunicato potesse essere sospetto neppure lontanamente turbatore o atto a sobillare l'ordine pubblico.
Ad ogni modo così è sembrato al nostro censore che graziosamente ci ha sequestrati. D’ora innanzi bisognerà approfondire l’esame di coscienza prima di varare qualche notizia, perché se una polemica contenuta come quella che ci ha procurato il sequestro, è motivo di ordinanza, bisognerà concludere che sotto l’etichetta di ordine pubblico si potrà comprendere qualsiasi specie di argomentazione.
E così non si potrà parlare del Sig. Abate, come non si potrà parlare del parer contrario della Combattenti, quando poi in città nei circoli interessati il dibattito e la polemica sono notori. […]
Non saranno i Combattenti che appiccheranno fuoco a Trento, alla calmissima Trento, che però nota certi eccessi di precauzione o di zelo e bonariamente sorridendo, segna nel calendario del suo ritmo monotono, non senza una leggera punta d’ironia, che il tempo era ieri variabile come l’umore della censura che governa la stampa.”